Verso fuori.

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Aggiornamento rapido

A breve pubblicherò almeno quattro articoli tra cui una fotocomposizione di Giove che tramonta nel foro del monte Priaforà, un documento su un paradosso relativistico della contrazione delle lunghezze, alcune immagini e video del transito di Mercurio di lunedì. Abbiate un po’ di pazienza!

Un passaggio insolito

Oggi sono stato testimone di una strana congiunzione aeronautico-astronomica. Verso le ore 13.00 ho notato delle mongolfiere in cielo, che discendevano placide la vallata dirigendosi in pianura. Non è la prima volta che succede: penso siano pilotate da un gruppo di tedeschi che si diverte a fare delle trasvolate delle Alpi d’inverno.

Sequenza passaggio mongolfiera

Questa volta c’erano due mongolfiere. Una, restando lontana, ha imboccato la valle del torrente Posina e si è allontanata per di là. L’altra, proseguendo sopra la Val d’Astico, ha sorvolato i colletti di Velo puntando su Schio. È stato questo secondo pallone che si è reso protagonista di un passaggio sopra il disco solare, una specie di piccolo transito nel quale l’ombra dell’aerostato ha eclissato parte del Sole. Ne ho realizzato una piccola sequenza di foto, riprodotta qui.

È interessante notare gli effetti di diffrazione che si manifestano vicino alle intersezioni tra l’ombra della mongolfiera e il disco solare; questi sono visibili in particolar modo nella seconda e quinta immagine. Nel caso dei transiti planetari e quando ripresi con lenti a basso ingrandimento, essi danno luogo a delle forme “a goccia” del disco del pianeta transitante, difficili da fotografare. Il primo a descrivere fenomeni simili fu Leonardo: il genio toscano si accorse infatti che le ombre di due oggetti di uniscono “baciandosi” prima che gli oggetti si tocchino effettivamente.

Dev’essere bello sorvolare le Alpi in mongolfiera. Ricordo di aver visto una volta il Monte Bianco da un aeroplano di linea: fu un attimo, svettava sulle nuvole sottostanti maestoso, luccicante di neve. Chissà che paesaggi si vedranno, sospesi lassù…

Calendario 2016

Immagine del mese di giugno del calendario 2016

Quest’anno non sono riuscito a procurarmi i soliti calendari. A casa ho una tale mania per il tempo che in media ogni stanza ne ha uno; in questo sono superati solo dagli orologi, che non sono nemmeno calcolabili: ce ne sono nei corridoi, in cucina, nei bagni, in cantina, sotto la tettoia delle macchine, sui comodini, vicino ai letti, dentro ai letti,…

Ad ogni modo, non avendo trovato un valido sostituto del modello di calendario che avevamo usato sin’ora, l’ho rifatto uguale io con il software per impaginazione Scribus. Se non lo conoscete, sappiate che è davvero migliorato da quando lo usavo nel 2006 per impaginare il giornalino della mia scuola. All’epoca bisognava salvare ogni volta che si modificava il testo in un riquadro perché altrimenti all’errore di segmentazione successivo si sarebbe perso tutto quanto. Oggi mostra ancora delle leggere “stravaganze”, ma è decisamente più utilizzabile.

Se a qualcuno serve un calendario semplice con una riga lunga per ogni giorno del mese, in modo da poterci scrivere cose tipo “POF”, “Collegio Docenti”, “Visitone h. 14:00-20.30” e affini, eccolo qui: Calendario mensile 2016. Vi avviso che mancano i santi. Solstizi ed equinozi sono invece già inclusi!

LHC: collisione a 7 TeV !

Oggi, presso il CERN di Ginevra, il Large Hadron Collider ha per la prima volta sperimentato scontri tra protoni ad energie altissime: 7 TeV (Tera-ElettronVolt). Complimenti a tutti i ricercatori!! Io ho seguito l’evento attraverso il webcast del cern e il comodo Twitter, che sembra essere più utile di quanto pensassi. Segue un breve tentativo di spiegazione dell’evento, ad opera mia. Perdonatemi queste velleità divulgative, ma devo raccontarlo a qualcuno!!

LHC

Si diceva, 7 TeV: per la verità questa è l’energia totale, poiché ciascun raggio di protoni ha un’intensità di 3,5 TeV. L’ElettronVolt è un’unità di misura dell’energia, e corrisponde all’energia che un elettrone acquisisce quando passa attraverso una differenza di potenziale di un Volt. Siccome tale energia è uguale a:

E = -q \Delta V

e la carica “q” di un elettrone è piccolissima, anche l’ElettronVolt è un’unità di misura minuscola, pari a circa 0,1602 miliardesimi di miliardesimi di Joule: per farsi un’idea di che cos’è, basti pensare che il nostro fabbisogno energetico giornaliero è dell’ordine dei milioni di Joule!

Con un rapido calcolo si vede quindi che l’energia di ciascuno dei due fasci di protoni che oggi hanno colliso ha un’intensità pari a 5.6 miseri decimilionesimi di Joule. Serviva tutto sto baraccone di LHC per questo?

Sì. Infatti, se da un lato l’energia di ciasun protone è bassa se confrontata con quelle macroscopiche cui siamo abituati, essa è altissima per il suo “mondo”.  L’energia di una molecola d’aria in una stanza è tipicamente tra i 3 e gli 80 eV: cento miliardi di volte meno!! La velocità raggiunta oggi dai protoni nell’LHC è vicina a quella della luce, la maggiore possibile!

Durante l’impatto, si sfrutta l’equivalenza tra massa ed energia per trasformare quest’ultima nelle particelle più strambe che riuscite a immaginare. I rivelatori disposti lungo il perimetro circolare di LHC sono pronti a registrare queste particelle. La ben nota equazione dedotta dalla teoria della relatività ristretta, che qui riporto nella versione più generale, descrive il fenomeno in atto:

E = (mc^2)/radicequadrata(1-(v^2)/(c^2))

I rilevatori dei quattro esperimenti principali (ATLAS, ALICE, CMS, LHCb) hanno riscontrato un’abbondanza di particelle: nelle prossime settimane i fisici del CERN dovranno analizzare i dati ottenuti per vedere se c’è qualcosa di nuovo. Materia oscura? Bosoni di Higgs? Supersimmetria nelle particelle? Aspettiamo e vedremo!!

Vi lascio con questa immagine di una delle collisioni nel rilevatore ALICE. Se non vengo scomposto in neutr(al)ini ci sentiamo presto!

Collisione nel rilevatore ALICE: http://aliceinfo.cern.ch/Public/ev_41_3D.png

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